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Sito archeologico dei Corni Freschi

Il masso dei Corni Freschi a Darfo Boario Terme è un antico sito rituale dell’età del Rame, parte dei numerosi luoghi di culto della Valle Camonica del III millennio a.C.

Darfo Boario Terme

Sito Archeologico dei Corni Freschi

L’area del masso dei Corni Freschi, sulla riva destra dell’Oglio alla base della collina del Monticolo (sempre nel Comune di Darfo Boario Terme), fa parte del complesso di siti di culto che nel corso dell’età del Rame (III millennio a.C.) caratterizzano diverse località della Valle Camonica.

Il masso, segnalato nel 1961 da Emmanuel Anati, è un grande blocco di arenaria precipitato dal versante roccioso alle sue spalle: al centro della parete verticale è stata incisa una composizione di nove alabarde, dalla quale deriva l’altro nome con il quale viene indicato: “Roccia delle alabarde”. Le armi sono state incise a grandezza pressoché naturale, con lame che vanno da 25 a 30 cm di lunghezza circa.

Simili contesti, nei quali grandi massi staccatisi da pareti sono stati incisi e sono divenuti parte integrante di aree sacre, sono noti anche in altre località della Valle Camonica: a Cemmo di Capo di Ponte e presso la roccia 30 di Foppe di Nadro, nel comune di Ceto. I confronti tipologici ed iconografici, sia con analoghe armi rinvenute in contesti di scavo (Villafranca – VR) sia con raffigurazioni simili incise su altri massi della Valle Camonica (la stele Cemmo 3), hanno permesso di datare le istoriazioni dei Corni Freschi alla fine dell’età del Rame (seconda metà del III millennio a.C.).

La scoperta di nuove incisioni
Nel 2002, prima di iniziare i lavori di restauro conservativo, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ha effettuato un saggio di scavo alla base del masso, per verificare l’esistenza di un eventuale piano di calpestio coevo alle incisioni e ottenere informazioni sulle caratteristiche del sito.

Il sondaggio, scavato in corrispondenza della porzione incisa, non ha permesso di rinvenire indizi legati alla frequentazione del sito poiché l’area, prossima al corso del fiume, era lambita dall’acqua che ha irrimediabilmente asportato qualsiasi traccia. Tuttavia è stato effettuato un importante ritrovamento. A circa 30 cm di profondità dall’attuale piano di campagna, all’interno di un gradino naturale della roccia che definisce una sorta di cornice ovale, è stata scoperta una seconda composizione di figure incise: quindici pugnali affrontati (lunghi da 20 a 25 cm), con le lame rivolte verso il basso, disposti in modo da riprendere lo schema della soprastante composizione di alabarde. I pugnali, con pomolo tondo e lama triangolare a lati rettilinei con spalle oblique, sono cronologicamente coevi alle alabarde e quindi anch’essi riferibili alla tarda età del Rame.

Uno scavo più esteso condotto davanti al masso, preventivo all’allestimento del sito, ha mostrato residue presenze archeologiche (un focolare ed un buco di palo) ed ha permesso di notare che le due composizioni di armi sono state incise in posizione centrale rispetto alla superficie del masso, quasi a volerne sottolineare l’importanza. Oltre allo scavo archeologico sono state effettuate anche analisi dei resti pollinici, che hanno consentito di ipotizzare la presenza, di fronte al masso, di una sorta di piccolo bacino con piante lacustri.